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Un tram della Milano-Limbiate in sosta al capolinea di Limbiate Ospedale
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(IPM) - 12/05/2012 - Cala il sipario sull’ultima tramvia extraurbana d’Italia. Dal 14 maggio infatti i tram non viaggeranno più tra Milano e Limbiate, trasferendo sui bus e nel traffico della via Comasina le migliaia di pendolari che quotidianamente usufruiscono di questo storico servizio su ferro per recarsi nel capoluogo lombardo. (v. notizia relativa ai bus sostitutivi)
Causa della soppressione un’assurda decisione dell’USTIF, organo tecnico del Ministero dei Trasporti, che ha intimato ad ATM di eseguire a decorrere dalle ore 15 del 12 maggio, il decreto di chiusura del tram Milano-Limbiate.
Una chiusura purtroppo preannunciata da tempo e che in questi mesi ha raccolto le proteste di cittadini ed utenti a difesa del tram brianzolo. La situazione di impianti e sede ferroviaria della linea era abbastanza critica e la necessità di interventi radicali di riqualificazione, per un costo di 100 milioni di euro, era comunque una condizione indispensabile per il proseguimento del servizio in piena sicurezza.
Eppure, scampata la prima chiusura annunciata per la fine di febbraio, grazie al reperimento da parte dei Comuni interessati, Milano in testa, dalla Regione e dalla Provincia delle risorse necessarie, 60 milioni di euro ottenuti dal Cipe ed altri 40 milioni a carico degli enti locali attraversati dal tram, la situazione lungo la linea, pur rimanendo aperta ed in esercizio ordinario, è rimasta sostanzialmente incerta.
Nonostante le promesse di intervenire dal mese di aprile, con i cantieri aperti nei fine settimana e mantenendo quindi attiva la circolazione nei giorni feriali, rinviando la parte più impegnativa degli interventi nei prossimi mesi estivi, con temporanee sospensioni totali o parziali dell’esercizio, ed ottenuta la conferma della disponibilità finanziamenti, sul futuro della linea arriva inaspettatamente una doccia gelata. Ordini superiori, personalmente ingiustificati, che impongono la chiusura anticipata in attesa di ulteriori decisioni.
Eppure le amministrazioni si sono dimostrate molto interessate al tram, come afferma l’assessore milanese alla Mobilità Maran “Non vogliamo che si fermi. È una linea strategica, che interscambia con la linea 3 della metropolitana ed è in grado di trasportare dalla zona nord verso Milano, migliaia di passeggeri”, o lo stesso sindaco di Limbiate De Luca che in questi mesi ha guidato personalmente la protesta anti-soppressione.
Ora non possiamo augurarci altro che la chiusura, repentina, calata dall’alto, non concordata, sia solo una temporanea sostituzione con bus. Ad essere ottimisti questo è quello che dovremmo pensare, perché con i tram fermi i lavori possono, anzi devono, partire prima, avanzare più celermente e consentire, magari entro la fine dell’anno, la riapertura della linea.
Questo a pensare bene. Ma quanto accaduto in questi mesi ricorda molto da vicino la storia della linea gemella Milano-Desio dove dal 2008 sono già a disposizione i finanziamenti e i progetti per la sua trasformazione in metrotramvia e tutto è ancora fermo, mentre la linea è stata soppressa, adducendo identiche motivazioni, dal settembre 2011. Un’esperienza trascorsa che avvolge il futuro del tram per Limbiate in una nebbia di incertezza.
L’ultima tramvia extraurbana d’Italia chiude quindi per l’assurda decisione di burocrazia, che dal chiuso degli uffici e senza valutare le alternative e gli impegni presi dagli enti locali, priva i cittadini di un importante tassello per la mobilità a nord di Milano.
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